domenica 24 aprile 2011

Pasqua, la sigaretta, il signor O.

E' strano.
Oggi ero a pranzo da mia zia, il tipico pranzo pasquale in famiglia, dove ti abbuffi senza ritegno e vedi gente che per tutto il resto dell'anno - tranne rare occasioni come compleanni e cose del genere - ti dimentichi che esista.
Mentre ero in balcone a fumare e riflettevo sulla mia ingordigia e sulla totale mancanza di pudore che assumo in situazioni come questa, mi è capitato di guardare una delle case che avevo di fronte.
In quella casa, o meglio, nella casa che c'era in quel posto prima che demolissero tutto e costruissero una di quelle orride villette uguale ad altre millemila nel mondo, abitava un signore anziano, il signor O.
Il signor O. era un vecchino gentile, amico di mia nonna, che aveva un nipote che a sua volta era amico mio.
Il signor O. comprava sempre dei panini al latte in più  per offrirli agli amici di suo nipote.
Il signor O. aveva lavorato come cuoco in un grande albergo della mia città, e mia mamma ricorda ancora le sue bellissime torte.
IL signor O. aveva lavorato una vita per comprare il terreno dove aveva fatto costruire la sua casetta, nella quale abitavano anche sua figlia con il marito e i due figli.
Il signor O. era una delle persone più gentili che avessi mai conosciuto, ed origliando le conversazioni dei grandi, una volta, scoprii che mia nonna ogni tanto gli prestava dei soldi.
Qualche anno dopo, che io ero già al liceo e non giocavo più con il nipote del signor O., mia nonna mi raccontò che tutta la famiglia era stata costretta a trasferirsi in un appartamento in periferia perché il genero del signor O. si era giocato la casa a poker.
All'epoca, nella mia mente di ragazzina, pensai che fosse una cosa molto avventurosa, e che magari i nipoti, soprattutto D., il mio amico d'infanzia, che era un asso a pallacanestro e che praticamente era stato cresciuto dal nonno, sarebbero riusciti a riscattare la casa in qualsiasi modo, come succedeva nei romanzi di Bianca Pitzorno, che tutto sarebbe tornato come prima e che il signor O. sarebbe tornato a casa SUA.
Non ci ho più pensato.
Fino ad oggi, quando mi è capitato di posare lo sguardo sull'orrenda villetta.
Allora mi sono ricordata di tutta questa storia, ed ho pensato che non ho neanche una foto della casa che c'era prima lì, e che l'orrida villetta ha cancellato tutti i miei ricordi.
Dopo la morte di mia nonna, nel 2006, non ho più avuto notizie del signor O.
Non so se è ancora vivo, se è morto, come ha passato gli ultimi anni in una casa che non era la sua.
Non so neanche perché l'ho scritto, in realtà.

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